Il 23 Luglio scorso un raggiante Matteo Renzi ha inaugurato la nuova autostrada BreBeMi che, secondo lui, ha il vanto di essere stata finanziata solo da privati; beh non è proprio così semplice la storia.
La società BreBeMi è controllata da Intesa Sanpaolo e Gavio e ha chiesto al Cipe (il comitato che coordina gli investimenti statali) 450 milioni di sconto sulle tasse o ,in alternativa, un contributo diretto di 90 milioni e l'allungamento della concessione da 20 a 30 anni.
Ma come è stata costruita BreBeMi: degli 1,5 miliardi di costi propri, 830 milioni sono prestiti della Cassa depositi e prestiti (che è pubblica) e 700 della Bei (Banca Europea degli Investimenti, pubblica anch'essa). Insomma, se BreBeMi non ce la fa a pagare paghiamo noi!!! L'autostrada è fatta con debiti garantiti dallo Stato e ora chiede allo Stato l'aiutino che serve a pagare 800 milioni di oneri finanziari, cioè interessi sui debiti. I finanziamenti non sono infatti andati direttamente a BreBeMi ma al consorzio di banche dietro al progetto (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Centrobanca e Credito BErgamasco) che a sua volta li ha girati a un tasso più alto per remunerare il rischio, un pesante 7,8%.
Oltre a questo sono stati espropriati senza difficoltà migliaia di terreni agricoli per la gioia degli agricoltori lombardi il cui presidente è lo stesso Franco Bettoni presidente di BreBEMi...
I costi iniziali dell'autostrada dovevano essere di 800 milioni ma sono triplicati nel corso del tempo, a detta della società per il costo degli espropri stessi.
Ora il traffico è la metà di quello previsto e a chi chiede aiuto BreBeMi??? A noi!!!
E sono già 7 i progetti simili che hanno chiesto aiuti pubblici:
Tem Milano (la nuova tangenziale milanese in cui confluisce la BreBeMi che ha già avuto 330 milioni), Pedemontana Veneta (370 milioni), Pedemontana Lombarda (350 milioni), Autostrada Tirrenica Livorno-Civitavecchia (270 milioni che arriveranno con il decreto sblocca Italia).
Insomma, investimento privato, guadagno privato ma spesa pubblica!!!
W l'Italia.
Un grazie a Carlo Di Foggia de "Il fatto quotidiano" per i dati.
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